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Lo studio rilegge il teatro in volgare del Quattrocento concentrandosi sulle corti padane di Mantova, Ferrara e Milano. L¿esame complessivo dei tre centri permette di «fare sistema», di delineare una storia unitaria delle rappresentazioni quattrocentesche, che alimentano le richieste elative, ideologiche, encomiastiche e politiche della committenza signorile. Partendo da una prospettiva ampia ¿ che tiene insieme letteratura, spettacolo e filologia ¿ si dà conto di uno spaccato avvincente, ma poco conosciuto, dell¿Italia rinascimentale. Il saggio opera altresì precise distinzioni tra opere di raffinata elaborazione ¿ che hanno svolto un ruolo di paradigm imprescindibile e sono da accogliere a pieno titolo tra i capolavori della civiltà letteraria quattrocentesca (in particolare l¿Orpheo, il Cefalo, il Timone, la Pasitea) ¿ e altre meno significative da un punto di vista estetico, ma organiche al progetto cortigiano. Infine, lo spazio privilegiato concesso alla fabula mantovana di Poliziano, che esercita sul teatro padano un¿attrazione assoluta, è segno di una precisa scelta storiografica: il libro descrive un panorama culturale davvero mosso nelle sue spinte progettuali, nei suoi laboriosi tentativi, tra ibridismo e duttilità, di confrontarsi con un nuovo genere letterario.
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