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Boris Vian: romanziere, poeta, cantante, musicista, drammaturgo, critico musicale, patafisico, ingegnere, sceneggiatore, pittore e molto altro ancora. Osteggiato dalla critica francese degli anni '40 e '50 per la sua eccentricità, accusato di pornografia in seguito alla pubblicazione del libro J'irai cracher sur vos tombes, scritto sotto pseudonimo, del quale dovette poi riconoscere la paternità, osannato dalla generazione sessantottina per l'antimilitarismo dichiarato nella canzone Le Déserteur, traduttore di Raymond Chandler, diffusore e promotore del genere noir in Francia. Una personalità poliedrica e proteiforme, per questo assolutamente moderna: tutto questo era Boris Vian. Eppure ancora non bastano le definizioni. Vian era un universo in continua espansione, un uomo la cui attività sfuggiva e sfugge a qualsiasi tipo di cristallizzazione.
La ricerca oggetto del presente saggio è un viaggio, a ritroso nel tempo, nella storia del cinematografo, nella cui orbita furono attratti non solo gli uomini, ma anche i bambini e le donne: queste ultime direttamente coinvolte nel dibattito teorico intorno al nuovo mezzo di comunicazione che la Storia ufficiale avrebbe poi declinato al maschile. Tutto ciò avveniva all'epoca della Grande Guerra, e su di essa il cinematografo esercitò le sue possibilità di espressione.
De gli eroici furori (1585) De infinito, universo et mondi (1584) De la causa, principio et uno (1584) In appendice: De magia (1590, testo latino)
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