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Emilio De Marchi (1851 - 1901) per me è in primo luogo un ricordo: un nome su un cartello. Era la strada dove abitavo nella mia prima infanzia. Un giorno mi venne in mente di chiedere chi fosse quel signore, mi incuriosiva sapere la ragione di quella dedica. "E' uno scrittore, milanese". Una risposta che mi fece doppiamente piacere, non solo per la simpatia che coltivavo già allora, alunno elementare, nei confronti degli inventori di storie, ma anche per il senso d'appartenenza: De Marchi era un personaggio locale, che magari aveva camminato per le stesse strade di Milano dove ogni tanto si andava a fare le passeggiate con i nonni....Chi però ha la fortuna di arrivare direttamente all'opera di De Marchi non resta deluso: davanti a sé non trova certo un modesto anello di congiunzione tra generi e correnti, e neanche uno scrittore solipsista che rimesta in pentola i suoi bigi ragionamenti di cose andate, bensì un autore completo che sa guardare al mondo che lo circonda con l'attenzione di un cronista indagatore di caratteri e interiorità umane... De Marchi si occupa di impiegati frustrati e irosi avvocati, nobili di scarso calibro e pochi averi, ecclesiastici di terz'ordine e vedove afflitte dalla precarietà economica e sentimentale, vecchi militari arrugginiti e piccoli imprenditori in bilico sulla corda... Del resto in quegli anni si era fatta l'Italia e, come osservava Massimo D'Azeglio, occorreva fare gli italiani. De Marchi, letterato e patriota senza sfoggio, scrivendo dei suoi piccoli uomini alle prese con le grandi prove della vita sembra rispondergli con un sorriso a fior di labbra: obbedisco!
In piena bagarre futurista, l'ideologo, il mentore il "capo" del movimento Filippo Tommaso Marinetti venne formalmente accusato di oltraggio al pudore a causa del suo testo "Mafarka il Futurista". Marinetti, in sua difesa chiese aiuto a tutta quella pletora di amici e discepoli che allora lo circondavano e lo veneravano. Egli per l'occasione mobilitò alcuni dei più celebri avvocati milanesi del tempo che lo seguissero durante il processo, che ebbe luogo nell'ottobre del 1910 davanti a un folto pubblico di letterati, artisti, giornalisti e studenti oltre a tutti i nomi più noti degli esponenti del movimento futurista: Boccioni, Balla, Russolo, Carrà, Sant'elia, Ciacelli e molti altri. Marinetti per rafforzare la difesa della sua posizione fece ricorso anche alla perizia 'tecnica' di un suo grande amico e grande letterato italiano, Luigi Capuana, che si espresse con toni sinceramente entusiasti nei confronti dell'opera ("è precisamente il poema, non il romanzo, della conquista del pieno possesso della libertà spirituale dell'individuo").L'accusa di oscenità a carico del Marinetti verteva soprattutto sui primi due capitoli del suo scritto, e per l'esattezza l'episodio dello "stupro delle negre" e il gigantesco membro virile di dieci metri sfoggiato da Mafarka nel secondo episodio. Il processo alla fine si concluse con l'assoluzione, e fu in pratica una solenne occasione per pubblicizzare il futurismo attraverso un grande e chiassoso happening pubblico...La nostra edizione è abbellita e impreziosita con diverse tavole artistiche di vari artisti e protagonisti del futurismo: Boccioni , Russolo e lo stesso Marinetti!
Stella Mattutina, del 1921 è nei fatti un romanzo-autobiografico della stessa Autrice. Pieno zeppa di ricordi, basati principalmente sui dialoghi con la madre. La Negri passò l'infanzia nella portineria del palazzo dove la nonna, Peppina Panni, lavorava come custode presso la nobile famiglia Barni, legata un tempo al celebre mezzosoprano Giuditta Grisi, fino alla morte della quale era stata governante la nonna Peppina.Sul rapporto tra la Grisi e la sua famiglia, Ada costruirà il mito della propria infanzia. Anche se nei fatti un vero rapporto non vi fu mai e Ada che passava molto tempo sola nei locali della portineria, osserva per lo più il via vai di questa élite di persone da una certa distanza.Quindi Dinin la protagonista altri non è che Ada. Dinin che esplora il mondo con il visibile, ama anche con l'invisibile, in chiave spesso quasi onirica e trasfigurata.Affascinanti le immagini "botaniche" che ben rimandano a quegli anni di art noveau, fatti di atmosfere idilliache e profumi immaginari che tanto sarebbero piaciuti a Matisse e Monet. Ma il contenuto non è solo estetico ed estatico, Ada Negri passa presto a raccontare anche difficoltà e miserie, soprusi e drammi sociali, travalicando con abilità e arte l'esperienza autobiografica, per assumere un valore sociale universale. Tutti particolari e prerogative che rendono questo romanzo del primo novecento assai moderno e storiografico.Quando uscì, nel 1921, "Stella mattutina" ebbe un successo enorme che consolidò una volta di più la sua autrice. Piacque per la sua adesione al genere autobiografico che la individuava tipicamente, e piacque anche lo sforzo dell'autrice di illustrare con coraggio la situazione femminile di quegli anni in Italia.
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