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Fabiola Naldi ha raccolto i suoi testi critici su BLU, lo street artist italiano più noto al mondo; sono raccontati eventi espositivi ai quali ha partecipato, i momenti più o meno rilevanti della sua carriera, ma questo non è un libro su Blu. Dalla prima (e unica) personale presso la Galleria Patricia Armocida nell¿estate del 2008 alle collettive in spazi pubblici e privati, fino alla clamorosa cancellazione di Bologna nella primavera del 2016. Dai muri dipinti spontaneamente o in occasione specifiche in molte città d¿Italia, ai disegni su carta o su qualsiasi altra superficie disponibile, fino alle acclamate video animazioni. Fabiola Naldi (PhD) è storica dell¿arte, critica e curatrice. Docente presso l¿Accademia di Belle Arti - L¿Aquila, l¿Accademia di Belle Arti - Bologna e l¿Università di Bologna. Scrive per la rivista Flash Art. "Molti degli operatori culturali attivi in strada a partire dai primi 2000 hanno modificato la percezione, l¿occupazione e la condivisione di ciò che fino a quel momento veniva considerato lo spazio pubblico. La fisionomia della città, e alcune sue parti divenute ¿celebri¿ proprio per gli interventi di autori come Blu..." (dall'introduzione).
Milano possiede uno dei sistemi teatrali più solidi e articolati sul territorio nazionale e, fuori della luce dei riflettori, si muove una scena indipendente ed estremamente varia, che mescola stili e approcci differenti sia dal punto di vista artistico sia da quello organizzativo. Il teatro indipendente produce un importante lavoro sul territorio, copre aree di ricerca poco battute dalle realtà ufficiali ed è un incubatore di modelli di diffusione e gestione culturale innovativi. Nonostante ciò, ogni giorno, lotta per la sua sopravvivenza in un settore privo di adeguate tutele per i lavoratori, nel quale è molto complesso dare continuità alle proprie attività. Questo libro segue i percorsi di alcuni artisti, compagnie e spazi indipendenti che hanno segnato fasi importanti della storia teatrale cittadina e nazionale, dagli anni Novanta all'esplosione della pandemia di Covid-19. Lo fa attraverso la voce dei suoi protagonisti, ripercorrendone gli inizi, i progetti più originali, i fallimenti e i successi. Fra le sue pagine scorrono visioni di teatro, racconti di eventi formidabili, riflessioni sul senso dell'atto teatrale, esperimenti coraggiosi e analisi di come sia stato possibile realizzarli. Questo volume vuole essere un affresco su vent'anni di teatro sotterraneo e un manuale di sopravvivenza per chi abbia energie e vocazione per continuare a renderlo vivo.
L'emergenza sanitaria del Covid ha messo in rilievo criticità e precarietà del nostro quotidiano; in che maniera risponde il design? Come affrontare le tensioni esistenti tra le solitudini tecnologiche dell¿individuo contemporaneo, e la materia viva del pianeta, ferito a morte dall¿economia capitalista? Domande che scorrono tra le pagine di questo libro nel tentativo di accordare il mondo del progetto con le ineludibili questioni del nostro tempo. Una mappatura di spazi, esperienze, visioni unite dall¿obiettivo comune di creare altri mondi possibili sempre più necessari per la sopravvivenza del pianeta. Entra in gioco anche l¿azione politica vissuta come pratica/progetto attraverso cui I¿essere umano conferisce senso alla sua esistenza. Contro una riduzione del design a un¿analisi di risultati oggettuali su varia scala o come infrastruttura migliorativa dei contesti si dà vita a domande che interrogano nel profondo la natura di questa disciplina ridefinendo i confini e le implicazioni con altri ambiti. Le parole chiave per orientarsi in questo intreccio complesso di questioni sono: spazio pubblico, conoscenza, rivoluzione.
Insomma, come fa il "sistema dell'arte" a funzionare se è proprio il "sistema Italia" che dimostra i suoi limiti? Cosa deve fare un giovane artista italiano ai nostri giorni? E il curatore? E il gallerista? E il collezionista? E i musei che fanno? Ce lo racconta Giulio Alvigini attraverso uno spaccato irriverente e ironico sul sistema dell'arte contemporanea e sugli attori che lavorano al suo interno, tenendo presente anche le nuove criticità emerse con la crisi generale vissuta nel 2020. Ecco perché, questo (semplice) libro d'artista vi svelerà più cose di un indagine del MiBact.
Fin dall'inizio della mia esperienza come artista e come educatore, per indole e attitudine, ho attivato un dialogo personale con i miei interlocutori, a partire dalla pratica dell'ascolto attivo, dell'autöosservazione, dell'immedesimazione, dell'identificazione delle urgenze e della gestione dei processi di mediazione. In Italia, negli Stati Uniti, a Cuba, in India, in Spagna, in Corea del Sud e in Palestina, in ogni territorio in cui mi sono ritrovato a vivere e lavorare, ho creato piccole comunità di pratica attraverso sodalizi generati dalla fiducia e da uno spirito di reciprocità. Che si tratti di una scuola, di un museo o della cosa pubblica, è necessario instaurare un rapporto più umano con le istituzioni, considerando la controparte non alla stregua di un'entità astratta, ma come un individuo, piuttosto, con cui innescare uno scambio tra pari.
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