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Enzo Mari (Cerano 1932) è uno degli artisti che si sono interrogati con maggiore continuità e rigore sui rapporti tra arte e industria. Una riflessione condotta nel vivo della progettazione di oggetti funzionali, veri classici del design internazionale, e della realizzazione di modelli di ricerca estetica pura, che ha la sua fioritura durante la breve stagione dell'arte cinetico-programmata, di cui è uno dei protagonisti. Il livello pratico-operativo è sempre intrecciato a quello ideologico e politico, per cui il suo lavoro può essere inteso come una verifica incessante del posizionamento dell'operatore estetico nell'ambito della società industriale avanzata. Questo saggio analizza a fondo i diversi piani su cui si dispiega la sua attività, anche quelli sovente dimenticati a favore della più comune celebrazione della carriera di designer. Attraverso Mari si potrà individuare la specificità dell'arte in una certa 'qualità politica', intesa come qualità di linguaggio e capacità di iscrivere l'economia di produzione e le ragioni ideologiche del lavoro nella forma finale degli oggetti. Da questa prospettiva la sua opera, tra i primi anni Cinquanta ai primi anni Settanta, è la rappresentazione cristallina di un sorprendente spostamento del baricentro teorico ed estetico dal dettato tradizionale del 'form follows function' a un'idea corrispondente piuttosto a un 'form follows process'.
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