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Le rivoluzioni artistiche, nel corso dei secoli, sono state molto spesso conseguenti a rivoluzioni di pensiero, espresse dagli artisti e dai poeti, dagli scrittori, dai filosofi, dai pensatori. Non si sarebbe potuto arrivare ad una concezione fisica dell'arte - di cui massimo esponente italiano fu Piero Manzoni, con opere come Corpi d'Aria del 1960 - che veda la stessa come ciò che è intrinseco all'artista, senza passare per i vari tentativi di comprendere i moti psichici che spingono l'uomo a teorizzare ed eseguire opere frutto di pensiero e di espressioni emotive. Gli stessi principi sono alla base dello studio psicoanalitico condotto alla fine dell'Ottocento dal celeberrimo neurologo e filosofo austriaco Sigismund Schlomo Freud.C'è quindi, prima di tutto, da tracciare un quadro filosofico del contesto in cui la psicoanalisi e le Avanguardie sono fiorite, e della condizione spirituale dei pensatori dell'epoca. Il ripudio del Positivismo è certamente un punto in comune fra le teorie Freudiane ed alcune Avanguardie: se da una parte lo psicoanalista austriaco aveva messo fortemente in discussione l'approccio positivista alla psicologia, criticando la concezione puramente - e ingiustificatamente - razionale di un argomento così delicato quanto la psiche umana, dall'altra avanguardie come Dada - neanche vent'anni dopo - rinnegavano in modo totale la ragione positivistica, insieme ai concetti di bellezza, agli ideali e ad ogni forma di modernismo.
Le emozioni umane sono da sempre ambito di ricerca filosofica e ragione di ancestrale stupore ed ispirazione. La stessa immensità della produzione letteraria umana trova le sue radici nei poemi epici trattanti il tema della meraviglia divina e delle reazioni degli uomini alle vicende celesti, come il mito del Diluvio Universale protagonista del sumero Aträasis e la disperata Penelope che attende il ritorno di Ulisse nella celeberrima Odissea.Le arti visive non sono certo state estranee al mondo dell'umano sentire, tutt'altro: un'antica leggenda spiega la nascita della pittura narrando della figlia di un vasaio che avrebbe tenuto per sé un ricordo del suo amato, sul punto di intraprendere un lungo viaggio, tracciando sul muro il contorno dell'ombra da lui proiettata. Al fine di comprendere il più possibile l'iconografia relativa alla malinconia, progressivamente nata durante il periodo del Rinascimento, è indi necessario analizzare le opere antiche e gli avvenimenti che hanno portato verso tale codificazione figurativa.
Quando si pensa all'espressione "cartone animato" la s'immagina quasi sempre in un contesto prettamente infantile, e si racchiudono in questa definizione anche forme di animazione che non sono propriamente definibili come cartoni animati e dunque disegni animati. Ma tale forma artistica è per l'appunto un'arte a tutti gli effetti che nulla ha da invidiare alle arti popolarmente associate ad un pubblico adulto, ed è molto spesso anch'essa rivolta a spettatori che non siano bambini. Vedremo come diversi cartoni animati dall'estetica vivace ed "infantile" abbiano trame complesse, messaggi intricati e contenuti destinati ad un pubblico adulto.Cominceremo marcando la differenza fra cartone animato per bambini e cartone animato per adulti, e analizzeremo anche i prodotti che sfuggono a questa categorizzazione e che acquisiscono significati e risvolti diversi a seconda del pubblico ai quali li si presenta. Approfondiremo la psicologia alla base della produzione per bambini, e le fondamentali differenze percettive che bisogna considerare quando si realizza un cartoon.Tratteremo inoltre alcuni fra i più rilevanti prodotti d'animazione italiani.Partiremo dai capisaldi dell'animazione, passando per capolavori anni Novanta, soffermandoci sui prodotti d'animazione giapponese. Andremo ad esaminare le dinamiche delle varie produzioni, i messaggi talvolta sorprendenti che gli animatori intendevano esprimere e l'impatto sociologico che suddette opere ebbero - e tutt'ora hanno - nei vari contesti in cui furono trasmesse.
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