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Il 10 giugno 1940 la Regia Marina Italiana entrò in guerra con una grande flotta, ma purtroppo non ancora perfettamente a punto. Dati alla mano il potenziale navale nazionale era di consistenza assai inferiore a quello della coalizione franco-britannica, visto che la Regia Marina, sulle sei navi da battaglia teoricamente disponibili, ne aveva efficienti, e in grado di combattere, soltanto due, la Giulio Cesare e la Conte di Cavour entrambe rimodernate nel 1937, a cui si dovevano ancora aggiungere altre due corazzate rimodernate del medesimo tipo, l'Andrea Doria e la Caio Duilio, tutte e quattro armate con dieci cannoni da 320 mm, un calibro inferiore a quello disponibile nelle unità delle flotte nemiche. Le altre due grandi navi da battaglia di costruzione moderna, la Littorio e la gemella Vittorio Veneto, di oltre 41.000 tonnellate ed armate con nove cannoni da 381 mm, nel maggio 1940, si trovavano ancora in periodo di addestramento, per poi entrare in servizio nell'estate.
The battle also known as the Battle of Skerki Bank took place on December 2, 1942, in the Mediterranean Sea near the Tunisian coast. An Italian merchant convoy, escorted by several Royal Navy warships and bound for Libya to resupply Axis troops in North Africa, was attacked by a Royal Navy naval squadron. The Italian convoy consisted of a German steamer, and several Italian motor ships. The British attack squadron in the battle sank the entire convoy-as well as the destroyer Folgore that was part of the escort-without sustaining any immediate damage. The battle was initiated by the Italian commander, Captain Aldo Cocchia, embarked on the Nicoloso da Recco, a Navigatori-class destroyer, who ordered his ships to attack. The Italian ships engaged in the attack launched a salvo of torpedoes to no avail, and the destroyer Folgore, under the command of Lieutenant Commander Ener Bettica, was the first to be hit and sunk. In the combat, 2,200 Italians lost their lives between those embarked on the Thunderbolt and the sailors in the convoy, as well as a large number of infantrymen transported. More specifically, there were 286 Royal Navy casualties. Of the 1,766 soldiers transported from the Aventino and Puccini, mostly infantrymen of the Superga Division, destined for the Tunisian front, only 239 were saved!
La battaglia anche detta del banco di Skerki ebbe luogo il 2 Dicembre 1942, nel mar Mediterraneo nei pressi della costa tunisina. Un convoglio mercantile italiano, scortato da alcune navi da guerra della Regia Marina e diretto in Libia per rifornire le truppe dell'Asse in Africa settentrionale, fu attaccato da una squadra navale della Royal Navy. Il convoglio italiano era costituito da un piroscafo tedesco, e da alcune motonavi italiane. La squadra d'attacco britannica nella battaglia affondò l'intero convoglio - oltre al cacciatorpediniere Folgore facente parte della scorta, senza riportare alcun danno immediato. La battaglia fu iniziata dal comandante italiano, capitano di vascello Aldo Cocchia, imbarcato sul Nicoloso da Recco, un cacciatorpediniere della classe Navigatori, che ordinò alle sue navi di attaccare. Nel combattimento persero la vita 2.200 italiani tra quelli imbarcati sul Folgore e i marinai del convoglio, oltre a moltissimi soldati di fanteria trasportati. Più precisamente, vi furono 286 morti della Regia Marina. Dei 1.766 militari trasportati dall'Aventino e dal Puccini, in gran parte fanti della Divisione Superga, destinati al fronte tunisino se ne salvarono solo 239!
Nella preparazione dello sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, denominato in codice Operazione "Husky", nel corso della primavera di quell'anno i Comandi d'intelligence britannici misero in atto misure molto elaborate per confondere il nemico circa la data e la destinazione dell'attacco. Tra l'altro, nella speranza di ritardare i rinforzi tedeschi alla Sicilia, di ridurre la minaccia aerea ai loro convogli d'invasione e di tenere le forze navali principali (navi da battaglia e incrociatori) lontane dalla zona della Sicilia, furono fornite ad arte, tramite agenti in nazioni neutrali come il Portogallo e la Spagna, false informazioni. Da parte degli Stati Maggiori delle Forze Armate italiane e dei Comandi tedeschi in Italia, l'operazione di sbarco degli Alleati in Sicilia era attesa. Benito Mussolini, il feldmaresciallo Albert Kesselring e il Capo del Comando Supremo generale Vittorio Ambrosio, nonostante ogni manovra di depistaggio degli angloamericani per ingannare italiani e tedeschi dal reale obiettivo di sbarco in Sicilia, erano convinti che l'invasione sarebbe avvenuta in quella grande isola. Tra le misure di depistaggio la più famosa ed elaborata fu l'operazione "Mincemeat" Glyndwr Michael, un gallese morto per edema polmonare, venne trovato in un obitorio e vestito della divisa militare sotto il nome di un fantomatico "maggiore William Martin dei Royal Marines". La sua morte fu simulata come causata da annegamento, avvenuto mentre si trovava in volo su un aereo che per un incidente sarebbe precipitato in mare presso le coste Atlantiche della Spagna meridionale, con falsi documenti confidenziali che indicavano come obiettivi di uno sbarco la Grecia e probabilmente anche la Sardegna. Il suo cadavere, trasportato da un sommergibile britannico, fu trovato dagli spagnoli sulla spiaggia di Huelva. I documenti che possedeva furono passati dagli spagnoli ad agenti tedeschi, e pervennero a Belino, che subito ne informò Roma. Ma il piano, osannato nei paesi anglosassoni come un successo eccezionale che avrebbe perfino condizionato l'esito della guerra a favore degli alleati, sviando l'attenzione dei tedeschi dal rafforzamento della Sicilia, non andò come essi credevano, tanto farci due film, romanzati e falsi. I Comandi italiani e tedeschi in Italia, a differenza di quanto avveniva a Belino (che inizialmente, in particolare Hitler, credette a quell'inganno), non abboccarono alla macabra messa inscena, come il lettore si accorgerà leggendo questo libro.
Il libro di Francesco Mattesini tratta in modo esaustivo quale fu la preparazione, l¿organizzazione e l¿attività bellica degli aerosiluranti italiani, a iniziare dalla prima sfortunata azione del 15 agosto 1940 contro le navi britanniche nel porto di Alessandria d¿Egitto, la base navale della Flotta del Mediterraneo (Mediterranean Fleet), fino ad arrivare all¿ultimo successo, con il siluramento e danneggiamento della nave da sbarco per carri armati britannica LCT-414, il 7 settembre 1943 presso Termini Imerese. Nello stesso tempo, con la consultazione di documenti inediti, viene dettagliatamente raccontata quale fu l¿attività degli aerosiluranti tedeschi tra il gennaio 1941 e il settembre 1943, facendo anche un doveroso confronto, rispetto agli italiani, sui metodi d¿impiego e i successi conseguiti, ma anche delle delusioni che ne seguirono a causa degli attacchi falliti.
Il libro di Francesco Mattesini tratta in modo esaustivo quale fu la preparazione, l¿organizzazione e l¿attività bellica degli aerosiluranti italiani, a iniziare dalla prima sfortunata azione del 15 agosto 1940 contro le navi britanniche nel porto di Alessandria d¿Egitto, la base navale della Flotta del Mediterraneo (Mediterranean Fleet), fino ad arrivare all¿ultimo successo, con il siluramento e danneggiamento della nave da sbarco per carri armati britannica LCT-414, il 7 settembre 1943 presso Termini Imerese. Nello stesso tempo, con la consultazione di documenti inediti, viene dettagliatamente raccontata quale fu l¿attività degli aerosiluranti tedeschi tra il gennaio 1941 e il settembre 1943, facendo anche un doveroso confronto, rispetto agli italiani, sui metodi d¿impiego e i successi conseguiti, ma anche delle delusioni che ne seguirono a causa degli attacchi falliti.
Il primo volume di questa collana ha riguardato l¿attività dei sommergibili tedeschi nel Mediterraneo, che Hitler trasferì in numero consistente dal fronte dell¿Atlantico per dare un aiuto alla Marina italiana, la quale, di fronte agli attacchi della Marina britannica e pur disponendo di un complesso rilevante di navi da guerra, a causa di una strategia del tutto errata, si trovava in uno stato di piena crisi nei confronti del nemico. Questo determinante aiuto, a cui si aggiunse quello altrettanto determinante della Luftwaffe, proseguì, soprattutto dal punto di vista offensivo, fino all¿armistizio dell¿Italia, l¿8 settembre 1943, per poi continuare, come viene narrato in questo secondo volume, con rilevanti successi, fino al settembre del 1944, quando gli ultimi U-Boot della 29ª Flottiglia furono distrutti dagli attacchi dell¿aviazione anglo-americana nelle basi di Tolone e di Salamina.
"Troppe volte, invece di fare un¿onesta analisi storica, le troppe sconfitte delle armi italiane nella seconda guerra mondiale sono state addebitate alla sfortuna o al tradimento. Bisogna invece onestamente e freddamente considerare, com¿è ampiamente risaputo, che ¿la fortuna non si va a cercare a domicilio, occorre andarle incontrö, mente per il tradimento, soprattutto per quanto insinuato da Rommel, che poi nel dopoguerra ha dato sfogo a un¿ampia letteratura con bersaglio, immeritato, soprattutto la Marina italiana, si può tranquillamente dire che esso non esisteva e le vittorie britanniche erano da addebitare ai seguenti motivi: all¿organizzazione crittografica britannica Ultra (in particolare nel campo navale) che riusciva perfino a conoscere quanti aerei di scorta avessero le navi italiane dei convoglio con l¿Africa settentrionale; alle carenti organizzazioni di chi guidava le sorti della guerra; alla disparità dei messi e delle scorte terrestri, aeree e navali; alla mancanza dei prodotti petroliferi; all¿inferiore quantità e qualità dei mezzi costruiti durante il conflitto; ai progressi del nemico nel campo elettronico e dell¿addestramento."
Il libro tratta della guerra partigiana nella Provincia di Arezzo tra il dicembre e l'agosto 1944, in particolare nella zona della Valle del Casentino e del Monte Pratomagno. à una storia raccontata storicamente, ma anche come io, ragazzo di poco più di otto anni, l'ho vissuta con la mia famiglia a Castel Focognano (il Comune è a Rassina), dove eravamo sfollati da Arezzo dopo il duplice devastante bombardamento del 2 dicembre 1943. L'ampia documentazione esistente, già trattata da protagonisti come i generali Siro Rossetti e Raffaello Sacconi e dall'avvocato Antonio Curina, è stata arricchita dal carteggio di mio padre, allora maresciallo di fanteria del Regio Esercito, già in servizio a Roma, dal luglio 1940 al 12 settembre 1943, al Servizio Informazioni Militare (SIM) dello Stato Maggiore Generale, come capo disegnatore del Comando Supremo...Seconda edizione molto riveduta e aumentata a ben 420 pagine!
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