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"Una semplice sequenza ininterrotta di nomi di personaggi mitologici - in virtù di opportune cesure e di un'appropriata punteggiatura, nonché di eventuali apostrofi o accenti - si trasforma in un componimento poetico; in tale contesto i vari nomi si configurano anche come altrettante unità grafiche, o grafemi: diventano, cioè, mitografemi".
"Come si arguisce da titolo e sottotitolo, la plaquette si articola in cinquanta ottave tutte liberamente ispirate al capolavoro manzoniano, ma composte usando ogni volta una regola, ovvero una contrainte, differente. [...] Un'eventuale sfida per il lettore, da intendersi come gioco nel gioco, sarà quella di cercare d'indovinare, prima di scoprirla nelle glosse, la regola che caratterizza ogni singola ottava: in alcuni casi l'individuazione è facilissima, in altri abbastanza difficile, in altri ancora praticamente impossibile".
"Un gioco, dunque. E nel quale, a ben vedere, tutto risulta fasullo: un critico sedicente e dall'identità posticcia scrive, citando colleghi anch'essi fittizi o fatti mai accaduti, la finta recensione di una lirica immaginaria, che invece verrà composta soltanto a posteriori da parte di qualcuno che si firma sotto falso nome! Questo qualcuno, però, ha l'anima e la sensibilità di un poeta autentico: tanto che alla fin fine, in codesta apoteosi dell'artificio e della simulazione, l'unica cosa non fasulla, anzi assolutamente genuina e vera, è rappresentata dalle sue poesie". (Giuseppe Varaldo)
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