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- Perdono! disse Niccolò pieno il volto d'una pietà tenera e malinconica, e di qual colpa v'ho io a conceder perdono, poveri figliuoli miei?... Ah! no.... non è vostra la colpa, ma de' vostri rettori, di quelli che vi dovean difendere e v'hanno abbandonati.... Non avete risposto alle mie parole! Che v'era a rispondere? Ah! lo vedo, lo conosco anch'io che per noi non v'è più rimedio, che siam condannati da Dio.... s'io vi parlava a quel modo, egli è perchè non si può veder disperse le speranze e le fatiche di tutta la vita, non si può veder la patria oppressa, caduta a mano de' nemici e de' traditori, e rimaner muti, coll'occhio asciutto.... ma lo so, lo so, figliuoli; che potete far voi o...
Il capitano Puccino, al quale Lamberto era stato affidato, si fece avanti per condurlo all'alloggiamento. - Andiamo, valentuomo, gli disse, l'acqua che ti gocciola d'indosso da quel che vedo non è chiara per tutto. - - Nulla, nulla, rispose Lamberto, una leccatura qui nella spalla.... Lasciatemi prima dar un'occhiata a quel balestriere che ho fatto prigione.... s'egli è di qua o di là. - Itosene in così dire ove l'avean dapprima posto a giacere, lo trovò in mezzo a un cerchiello di soldati, e già s'era levato a sedere, nè pareva lontano dal riprender del tutto gli spiriti e le forze.
I fatti che stiamo per narrare accaddero circa il tempo in cui Firenze era assediata dall'esercito di Carlo V, il quale per mandare ad effetto il trattato di Barcellona conchiuso con Clemente VII, voleva costringere i Fiorentini a sottomettersi al dominio de' Medici. Il popolo di Firenze negava di riceverli pure come privati e si difendeva, fatto animoso dalla memoria di que' Medici stessi tanto facilmente cacciati nel 1527; dalle profezie di fra Girolamo Savonarola; dal desiderio del viver libero; dall'armi e dalle fortezze ond'era munito per cura della parte detta de' Piagnoni...
Durante questi ascosi colloquj, s'era fatto notte chiusa, e la camera rischiarata soltanto dal lumicino della lampada, era in una semi-oscurità che in tutt'altro momento avrebbe avvertito i due giovani a provvedersi di maggior lume, ma in quel momento non se n'avvedevano. La famiglia s'era già radunata al pian terreno nella stanza di Niccolò per le orazioni della sera, e mancando Lamberto e Laudomia, Vieri s'era fatto a piè di scala per chiamarli; la sua voce si fece udire, e risuonò per tutta la casa, ma non all'orecchio de' due chiamati, che non s'accorsero di nulla, e Vieri, non dandosene maggior pensiero, ritornò al fuoco cogli altri, mentre Lamberto proseguiva...
Il libro ""Lettere Inedite Di Massimo D¿¿¿¿¿¿¿Azeglio Al Marchese Emanuele D¿¿¿¿¿¿¿Azeglio (1883)"" ¿¿¿¿¿ una raccolta di lettere scritte dal celebre scrittore e politico italiano Massimo D'Azeglio al suo fratello Emanuele. Le lettere, scritte tra il 1836 e il 1866, coprono un periodo importante della storia italiana, tra cui la lotta per l'indipendenza, la creazione del Regno d'Italia e i primi anni di governo del re Vittorio Emanuele II. Le lettere sono un importante documento storico e offrono un'interessante prospettiva personale sulle vicende politiche dell'epoca. Il libro ¿¿¿¿¿ stato pubblicato nel 1883, dopo la morte di Massimo D'Azeglio, ed ¿¿¿¿¿ diventato un importante testo di riferimento per gli studiosi della storia italiana.This scarce antiquarian book is a facsimile reprint of the old original and may contain some imperfections such as library marks and notations. Because we believe this work is culturally important, we have made it available as part of our commitment for protecting, preserving, and promoting the world's literature in affordable, high quality, modern editions, that are true to their original work.
Dalle veraci campagne romane alla Torino signorile, Massimo D’Azeglio, uno degli intellettuali chiave del Risorgimento italiano, ripercorre le vicissitudini che hanno caratterizzato la sua vita. Personaggi straordinari sono evocati dai suoi ricordi e poi creativamente intrecciati con elementi di finzione e parodia. Quello di D'Azeglio è un viaggio in un'Italia ancora da definire, fatta di contraddizioni, segreti e patriottismo entusiasta.Massimo d'Azeglio (1798-1866) è stato un politico, scrittore e pittore italiano. Primo ministro del Regno di Sardegna, sposato con Giulia Manzoni, la figlia di Alessandro, autore di romanzi storici come 'Ettore Fieramosca, o la disfida di Barletta' e 'Niccolò de’ Lapi', Massimo d'Azeglio è anche ricordato come l'autore della frase: "S’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl'italiani".
"Ma per quello che spetta agli uomini che la professano, la tolleranza è stretto dovere di giustizia, e condizione indispensabile al trionfo della verità". Queste sono le parole che D'Azeglio, uno degli intellettuali chiave del Risorgimento italiano, dedica al concetto di tolleranza in 'Sull'emancipazione degli israeliti', un saggio che tratta in primo luogo del rapporto storico tra cristiani ed ebrei ma più in generale di come gli uomini devono provare a convivere in pace.Massimo d'Azeglio (1798-1866) è stato un politico, scrittore e pittore italiano. Primo ministro del Regno di Sardegna, sposato con Giulia Manzoni, la figlia di Alessandro, autore di romanzi storici come 'Ettore Fieramosca, o la disfida di Barletta' e 'Niccolò de’ Lapi', Massimo d'Azeglio è anche ricordato come l'autore della frase: "S’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl'italiani".
Siamo a Firenze nell'anno 1529. Il capoluogo toscano è in rivolta, fiaccato dai giochi di potere della famiglia dei Medici. I fiorentini si dividono in due fazioni: i Palleschi, accaniti sostenitori dei medici, e i Piagnoni, nostalgici della repubblica di Savonarola. L'ottantanovenne Niccolò de' Lapi, dopo una vita trascorsa come commerciante di seta, decide di schierarsi coi Piagnoni, sposando una causa che lo accompagnerà negli ultimi anni della vecchiaia...Massimo d'Azeglio (1798-1866) è stato un politico, scrittore e pittore italiano. Primo ministro del Regno di Sardegna, sposato con Giulia Manzoni, la figlia di Alessandro, autore di romanzi storici come 'Ettore Fieramosca, o la disfida di Barletta' e 'Niccolò de’ Lapi', Massimo d'Azeglio è anche ricordato come l'autore della frase: "S’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl'italiani".
Tipico esempio di letteratura risorgimentale, 'Ettore Fieramosca o la disfatta di Barletta' racconta la storia del protagonista eponimo, un condottiero militare, un eroe che si batte per l'idea di identita nazionale ma anche un romantico cavaliere. Tra un'impresa militare e qualche sospiro per la bella Ginevra di cui e innamorato, Ettore Fieramosca ci conduce alla scoperta di quella che e probabilmente la sfida cavalleresca piu famosa del Cinquecento.-
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