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Il volume, con un rapido accenno alla storia e alle tematiche della letteratura à contrainte, contiene testi di carattere gastronomico: i laboratori dell'Oulipo e dell'Oplepo, però, non producono nuovi prodotti gastronomici né diverse procedure culinarie, bensì assemblaggi, combinazioni il cui legame non è necessariamente quello del gusto e dei sapori ma un nesso d'altro tipo. Vengono così fuori storie gastronomiche e menu caratterizzati esclusivamente da una unicità cromatica, da riferimenti letterari o cinematografici, dal rispetto di regole che non hanno a che fare con la cucina ma con la retorica, non con i fornelli ma con la combinatoria, non con i tempi di cottura ma con la metrica, non grammi ma lipogrammi, non crostacei ma acrostici, non pasticci ma bisticci, non glasse ma glosse, non ossibuchi ma ossimori. Del resto lo stesso "D'une théorie culinaire" di Noël Arnaud poneva l'attenzione su tutto quanto vi fosse di commestibile nell'universo incommestibile, esaltando una cucina di eccezioni. Non è detto, però, che le pietanze, esito di queste strane ricette o elencate nei sorprendenti menu potenziali, non siano immediatamente edibili né che non lo diventino col tempo...
"Una serie di omonimi viene disposta in ordine significativo, in modo da costruire la sintesi di una breve narrazione della serie stessa generata ed illustrata. Poi (...è anche l'acronimo della 'struttura' di questa plaquette), dopo i sedici brevi componimenti, un essenziale dizionarietto omonimico riporta nuovamente le voci utilizzate insieme con i relativi significati".
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