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Emil, un bambino di 11 anni di etnia Rom, viene allontanato dal padre, a causa di una profonda incomprensione, da parte sua, di questo figlio studioso, fantasioso, che desidera integrarsi nella società italiana. Un'incomprensione, mista a profondo affetto, che giunge a fargli temere sia per il mantenimento dell'assetto noto e atavico della propria vita e della propria famiglia, sia per il possibile futuro che potrà avere questo bambino, che sembra non appartenere del tutto né all'ambiente in cui è nato né naturalmente al contesto della nazione in cui vive. Comincia così il viaggio e l'avventura di Emil, che da Torino parte alla volta della Svezia per poi trovarsi ad attraversare mezzo mondo, quasi senza volerlo, alla ricerca del proprio posto e della propria dimensione, che si riveleranno, per lui, soprattutto un luogo e una dimensione interiori. Il bisogno della definizione di un'identità a tutti i livelli, perfino etnico e geografico, si scontra in Emil, con l'aspirazione prima subconscia, poi sempre più emergente e pressante, a potersi affrancare da questo vincolo invisibile, anche riconoscendo la propria natura "nomade" più profonda, vissuta non più in modo conflittuale, ma al contrario, liberatorio, come patrimonio e come lancio straordinario verso la libertà interiore ricercata e inseguita da sempre.
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