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At long last we are pleased to announce that the 3rd edition of the 1932 Motobu Choki publication, "Watashi no Karate-jutsu," is finally completed thanks only to the assistance and co-operation of many kind people. The publication is approximately 182 pages in the same size and format as our Funakoshi Gichin publication, Tanpenshu. Here, in this small but provocative publication, lies yet another milestone in the legacy of Karate. "Watashi no Karate-jutsu" ("My Art of Karate"), introduces comprehensive insights into a fighting tradition as known and taught by one of its early Okinawan innovators, Motobu Choki (1870-1944). One of only two books he ever published on the art it is not widely known in modern karate circles or outside the spectrum of those who research its history. Straightforward in its approach, this modest work outlines those unique methods that made Motobu Choki, pound for pound, possibly the greatest technician and karate fighter of his generation. One mistake the modern Karate-ka often makes, when trying to grasp the technical ambiguities surrounding the application of early karate practices, is to depend on contemporary assumption. This small but powerful book provides a window through which the reader is better able to perceive the cultural landscape and social mind-set of those people who shaped its practice. What could possibly improve a reader's overall understanding of the art more than walking in the footsteps of those people most responsible for pioneering it? Great people should never be forgotten, if only to remind us of the potential latent in ourselves. By studying the anthropology of this tradition it becomes evident that many of the early pioneers established a symbiosis with karate so that their lives became as much a product of the art as was the art a product of their lives. Researched and translated by Patrick & Yuriko McCarthy
In questa pubblicazione, breve ma audace, si cela un'altra pietra miliare dell'eredità del Karate. Essa fornisce intuizioni profonde sulla tradizione combattiva conosciuta ed insegnata da uno dei primi innovatori okinawensi, Motobu Choki (1870-1944). Si tratta di uno dei due soli libri che egli ha pubblicato sull'arte ed è un testo poco conosciuto nell'ambito del karate moderno o al di fuori della ristretta cerchia di coloro che ne ricercano la storia. Questa opera, sobria e diretta nel suo approccio, delinea i metodi esclusivi che hanno reso Motobu Choki probabilmente il più grande fra i tecnici ed i combattenti della sua generazione. Un errore che i karateka moderni fanno spesso quando cercano di comprendere le ambiguità tecniche che circondano le antiche applicazioni delle pratiche del karate è quello di far affidamento su assunti contemporanei. Questo libro offre una finestra attraverso la quale il lettore può meglio percepire il panorama culturale e la mentalità di coloro che per primi diedero forma alla pratica del karate. Che cosa, meglio del seguire le orme dei pionieri, può migliorare la comprensione complessiva dell'arte da parte del lettore. I grandi uomini non devono essere dimenticati, se non altro per ricordarci il nostro potenziale latente. Studiando l'antropologia di questa tradizione, appare evidente che molti dei primi pionieri entrarono in simbiosi con il karate, tanto che le loro vite divennero il prodotto dell'arte e l'arte il prodotto delle loro vite. Compilato sulla base di approfondite ricerche e tradotto in inglese da Patrick e Yuriko McCarthy (autori di altri best sellers quali "Bubishi", "Classical kata of Okinawan Karate", "Ancient Okinawan Martial Arts - Vol. 1 e 2", "Tales of Okinawa's Great Masters" e "Tanpenshu"), "Karate - La mia arte" è un altro classico senza tempo da conservare come un tesoro per le future generazioni.
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